Ben ritrovati con la seconda parte (clicca qui per rivedere la prima parte) dedicata all’evoluzione dell’industria della stampa digitale e alla sua “lotta” con le tecnologie tradizionali, che ancora hanno qualcosa da dire.
Il punto di rottura tra la stampa convenzionale e quella digitale si sta accorciando. La stampa offset, sebbene richieda conoscenza e abilità, prevede numerosi tipi di applicazioni: dai libri alle etichette, dal packaging agli stampati pubblicitari. La tendenza della stampa di piccolo formato è verso la riduzione delle tirature: se da un lato la offset sta accorciando le tirature con i cambi lavoro rapidi, dall’altro la stampa digitale sta allungando le proprie.
Un altro fattore importante è il print-to-web (da non confondere con il web-to-print): il codice QR rimanda a internet ed è quindi lo stesso stampatore, se adeguatamente preparato, che può occuparsi di entrambi i mezzi (stampa e internet).
C’è poi la stampa di grande formato il cui mercato sta cambiando rapidamente. Si registra nelle grandi metropoli un’incremento di pannelli digitali ed elettronici sempre più presenti negli aeroporti, nelle città, negli stadi, e persino negli ipermercati. Questi pannelli possono comunicare a rotazione una moltitudine di messaggi pubblicitari e comunicazioni in tempo reale.
Da non sottovalutare poi gli interessanti sviluppi della stampa digitale nella carta da parati, nell’arredo di interni, nei tessuti. Un’infinità di applicazioni possibili, tutto all’insegna dell’estrema personalizzazione del prodotto finito.
Per quanto riguarda il packaging, la stampa non può sparire, ma può cambiare. Si parla spesso di tirature lunghe, eppure il mercato del lusso ha scoperto le basse tirature, la prototipazione, la personalizzazione e … la stampa 3D … ma ne parleremo nel terzo (e ultimo) appuntamento.
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